giovedì 3 marzo 2011

Outing #2

So che è sbagliato ma prima di scrivere qualsiasi cosa, oggi, voglio mettere le mani avanti: tutto quello che leggerete non è in alcun modo condizionato dalla mia totale incapacità di tenere qualcosa in mano per più di 10 minuti senza farlo cadere, né dal fatto che so a mala pena usare un nokia 3310 e neppure dal fatto che non ho un soldo da sbattere con l'altro.

Premesso ciò mi butto e confesso che: 

iodicoNOall'iphoneeall'ipad1,2,3equantialtriancoranefaranno

Conosco perfettamente l'innovazione che questi simpatici oggetti hanno portato nelle nostre vite e ne riconosco il valore oggettivo; oltretutto mi affascinano anche: mi piacerebbe molto vedermi in stile geek girl (si dice così?), certo che dovrei anche cambiare ambientazione (Forlì non ha nulla di radical chic... qui quelli con l'iphone sono comunque rozzoni, rozzoni con più soldi, ma rozzoni).

Tuttavia chi possiede l'iphone, o l'ipad, è molto impegnato a mantenersi aggiornato: ci sono sempre nuove applicazioni da scaricare e dopotutto quella vecchia volpe di Steve Jobs passa le sue giornate a frustrare ingegneri per produrre versioni sempre più nuove e trendy.

Insomma, ora che ci si compra l'ultimo modello e si capisce come funziona, è già da rottamare!

Ecco, io dico no a questo: a tutta questa ansia da prestazione tecnologica, per cui non va mai bene quello che già si ha e c'è sempre qualcos'altro da desiderare, per cui risparmiare, per cui anche sprecare (talvolta) dei soldi, del tempo, delle energie. 

A me, invece, piace sapere che il mio cellulare anni '90 funzionerà quel tanto che basta per chiamarti, sentire la tua voce, darti un appuntamento.

Che invece di ingegnarmi per immortalare con una fighissima microcamera incorporata un tramonto spettacolare, accosterò con la macchina e resterò a contemplarlo.

Che il giornale lo posso comprare la mattina presto, stringerlo sotto il braccio finché non arrivo a casa, aprirlo e sentire l'afrore amarognolo dell'inchiostro e della carta.

Che i libri che mi aiutano a svernare in questa stagione così ostile li posso sottolineare, farci le orecchie, scribacchiare da tutte le parti, infilarli in borsa e aprirli in treno, al bar, nella sala d'aspetto del dentista. Non si rovineranno, non saranno da rivedere e da aggiornare. 

I libri sono uguali da 200, 100, 50 anni, eppure sono sempre nuovi e diversi per me, per te, per ciascuno di noi. 

E questa cosa, sinceramente, mi esalta molto più di qualsiasi ipad2. 






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